- pag 1 – riconoscere, prevenire, ed intervenire
- pag 2 – ferite, problemi articolari e oculari
- pag 3 – patologie da acari
- pag 4 – ritenzione dell’uovo
- pag 5 – polyomavirosi (muta francese)
- pag 6 – obesità, problemi a fegato, zampe e becco
- pag 7 – principali patologie e veterinari adatti
.POLYOMAVIROSI (MUTA FRANCESE)
Altra malattia a cui vorrei dedicare qualche parola in più è la polyomavirosi meglio conosciuta come muta francese, una malattia virale che colpisce la cute e il piumaggio e ad oggi pressoché incurabile e che può portare alla morte del pappagallino malato (generalmente sono i pulli ad avere un elevato tasso di mortalità) o ad una vita invalidata.
Link Rapidi:
~ Cos’è e cosa provoca la muta francese
~ Cause e provvedimenti per la muta francese
~ Prevenzione del contagio da muta francese
~ Alcune foto di cocorite affette da muta francese
Questa infezione si può diffondere tramite la pelle, la polvere sottocutanea delle piume, le feci e geneticamente, per questo è importante evitare in assoluto la riproduzione con soggetti infetti di muta francese.
Quando colpisce i pulli la morte è quasi inevitabile e rapida e si possono osservare sintomi come debolezza, tremori, pelle itterica (dal colore giallastro), emorragie cutanee e follicolari.
Se il pappagallino invece viene contagiato da novello la malattia può diventare cronica e avere diversi decorsi provocando in genere un’alterazione del piumaggio, in un primo momento si assiste alla perdita delle penne della coda e delle ali (quelle più lunghe), penne che potrebbero non ricrescere o se ricrescono appaiono più fragili, curve, sfibrate e deformate, rendendo il soggetto incapace di volare, e col tempo il problema può colpire le piume di tutto il corpo, il pappagallino cosi potrebbe restare nudo o quasi, in quel caso sarebbe opportuno farlo vivere in un ambiente che non sia mai troppo freddo, preferibilmente tra i 22°/25°.
Nei casi più gravi oltre al piumaggio il pappagallino malato può avere anche becco e unghie deformate e occorre di aiuto per mangiare o di conseguenza può morire. In questi soggetti possiamo inoltre riscontrare una crescita più lenta che li porta ad avere una taglia inferiore ad un soggetto sano ed aver bisogno di dormire più spesso.
Tuttavia non sempre si arriva al decesso, e più l’età in cui avviene il contagio è alta meno il virus avrà effetti letali, molto dipende anche dal ceppo virale che ha colpito, con il polyoma virus i soggetti possono anche auto guarire pur restando portatori sani della malattia, mentre nel caso di circo virus, pur essendo due virus distinti clinicamente potremmo definirla la stessa patologia ma in forma più acuta, difatti il soggetto resta cosi a vita e sviluppa anche una immunodepressione, ovvero un drastico abbassamento delle difese immunitarie che lo espone al rischio di contrarre altre malattie e morire.
Le cause che hanno portato al diffondersi di questa malattia possono essere tante e varie, premesso che la sua origine risale ai primi allevamenti del passato e che in natura tutt’oggi è presente, è sicuramente più attivabile in situazioni di carenze vitaminiche, con una dieta squilibrata in aggiunta ad una cattiva igiene e situazioni di forte stress nonché diffusioni genetiche, difatti alcuni soggetti infetti non manifestano sintomi e quindi il contagio può avvenire tramite la riproduzione o l’introduzione in un gruppo di un nuovo soggetto che non si sapeva malato, per questo è sempre importante fare una quarantena quando si prende un nuovo soggetto.
Essendo un virus ha una forte resistenza agli antibiotici che sono praticamente inutili e al momento non esiste un vaccino apposito o una cura specifica e definitiva, bisogna comunque laddove si nutra il sospetto di avere un soggetto con muta francese intervenire isolandolo preventivamente dagli altri, eseguendo una buona disinfezione generale di gabbie e accessori (consiglio sempre metodi naturali ma in questo caso occorrono prodotti più aggressivi) e recarsi da un veterinario per fare un test (in genere detto PCR) che è l’unico strumento per avere la certezza in percentuale che il soggetto sia infetto o meno, e in caso di esito positivo valutare con il veterinario la gravità del caso e come poter intervenire per aiutare il pappagallino a vivere comunque in modo sereno.
È di certo di aiuto somministrare una dieta ricca di elementi nutritivi che apportano benefici a pelle e piumaggio quindi molta verdura e frutta, possibilmente di stagione, poi aminoacidi solforati che possiamo trovare in alcuni alimenti come l’uovo, verdure come piselli e broccoli, semi di sesamo, alga spirulina, e ancora alimenti ricchi di silicio come i semi di miglio, aveva, grano, orzo, e in integratori come l’ortica e l’aglio.
Per quanto riguarda il contagio, tra adulti è più raro ma non impossibile, tuttavia non comporta rischi mortali, quindi per non lasciare in solitudine un soggetto malato potremmo affiancargli un pappagallino ben adulto o che vada verso l’anzianità. Fermo restando che questi soggetti non dovranno mai riprodursi.
La riproduzione infatti è uno dei modi di trasmissione di questa patologia con una maggiore incidenza ed un alto tasso di mortalità perché i futuri pulli nascono già infetti, avremmo quindi un alto numero di morti premature, malformazioni e un espansione ulteriore del virus nel gruppo, per questo nel dubbio di avere un soggetto malato è bene o accertarlo tramite test clinico o tenerlo separato dalle altre cocorite, soprattutto quelle giovani. Se si avesse invece più di un soggetto malato possono vivere insieme ovviamente però sempre da parte se si hanno altre cocorite non malate.
Nei casi gravi in cui il soggetto non riesce più a volare o resta nudo per aiutarlo è bene allestire una gabbia speciale, mettendo magari ciotole e posatoi a terra, in modo che l’handicap di non poter volare non gli tolga autonomia nel muoversi e nel nutrirsi, e tenerlo ben coperto, in un’ambiente mai troppo freddo. Ma soprattutto non abbandonateli, perché anche se diversi possono vivere gioiosamente e darvi tanto amore.
Alcuni allevatori, soprattutto nei grandi allevamenti, risolvono l’epidemia sopprimendo i soggetti malati, mi è capitato anche di leggere storie di persone che in presenza di un soggetto con muta francese hanno preferito riportarlo in negozio, dove molto probabilmente se non viene soppresso verrà venduto di nuovo come sano, per me è un orrore, sia pensare di portarlo indietro come fosse un oggetto difettoso, sia pensare come chi li vende li tratta solo come numeri, non fatelo! Se vi ritrovate con un soggetto malato e non potete o volete tenerlo trovate una soluzione alternativa, una famiglia adottiva magari, spiegando loro che devono tenerlo da parte, che può avere la compagnia di un suo simile ma purché ben adulto, che non dovranno mai riprodursi, e che andranno mantenute sempre alte le sue difese immunitarie con una buona dieta e una valida integrazione. E infondo, anche se queste cocorite necessitano di qualche attenzione in più, sono più che fattibili.
Qui di seguito alcuni esempi di cocorite malate di muta francese, chi in stato più avanzato chi meno:
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Anche per questo una delle cose più importante per prevenire il contagio di malattie è far fare una quarantena ai nuovi arrivati prima di metterli insieme a cocorite che già avevate, questo proprio perché non sappiamo veramente se erano tenute bene e se sono in perfetta salute, tenendoli per una quarantina di giorni circa, o per lo meno tre settimane, sotto osservazione possiamo renderci conto se qualcosa non va ed evitare che se stanno incubando qualche patologia, infettino le altre cocorite.
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